I SETTE CHAKRA INDÙ

Indù significa “che proviene dall’Indo”, il fiume che collega l’Himalaya tibetano con il Mar Arabico passando per l’odierno Pakistan. Qui, diverse culture antiche hanno mescolato quei concetti e quegli ideali che in seguito avrebbero dato vita al sistema chakrico indù.
Secondo la filosofia indù, i chakra sono corpi di energia sottile situati nel midollo spinale e alloggiati nel nucleo più interno della Sushumna nidi. Questa viene anche chiamata Brahma nadi poiché veicola energia spirituale. Le nadi trasportano energia sottile in tutto il corpo e sono dei mezzi insostituibili nell’innalzamento della kundalini, l’attivazione dell’energia vitale che parte dal primo chakra.
Quando viene risvegliata, la kundalini sale lungo la colonna vertebrale e i vari chakra per diffondersi in tutto il corpo c condurre all’illuminazione. Il nucleo centrale di Sushumna è considerato un corpo energetico spirituale, e non materiale; per questa ragione si ritiene che i chakra abbiano una natura immateriale (sottile).

Tuttavia, alcuni sistemi indù mettono in correlazione i chakra con tutti i plessi nervosi esterni alla colonna vertebrale. In questa concezione, i chakra vengono considerati fisici e sottili al tempo stesso e si ritiene che siano il fondamento di tutta l’esistenza sia fisica sia psichica.

SVILUPPO DEI CHAKRA INDÙ Esistono varie teorie sullo sviluppo dei chakra, ovvero sulla naturale e progressiva sequenza della loro apertura. Lo schema tantrico più conosciuto è il seguente:
Muladhara (1°) da 1 a 8 anni;
Svadhisthana (2°) da 8 a 14 anni;
Manipura (3°) da 14 a 21 anni;
Anahata da 21 a 28 anni (4°);
Vishuddha (5°) da 28 a 35 anni.
Non sono specificate delle età formalmente associate ai chakra Ajna e Sahasrara.